28 maggio 2022
Jack Tasselli
Il giovane cantautore toscano sostiene il Nuovo Ospedale e partecipa alla nostra iniziativa solidale #IOCISONO
Un musicista, un autore ed un interprete così eclettico e portatore di una gioia contagiosa ed ironica come Giacomo Tasselli, a cui, in arte, piace farsi chiamare Jack Tasselli, non può che essere con noi in questa bella Orchestra di cuori che ha iniziato il concerto per il Nuovo Ospedale dei nostri giovani – dichiara Giuliano Maffei . Abbiamo bisogno della sua energia, del suo sguardo vivace, simpatico e delle sue riflessioni sulle cose che davvero contano nella vita. Abbiamo bisogno del suo cuore che batte da sempre per il Prossimo più fragile. Basta navigare su internet per rendercene conto.
In Africa ha fatto divertire tutti i bambini e i ragazzi con la sua musica e i suoi giochi. Ma si è divertito pure lui. Giacomo respira il volontariato e la musica da sempre.
Tasselli è davvero troppo forte. Solo a guardarlo trasmette felicità, entusiasmo e cose buone. Fa stare bene.

Quando nei mesi scorsi l’ho visto sul Web, l’ho contattato immediatamente. Ho fatto bene perché dal colloquio in videochiamata WhatsApp, che faccio sempre con gli artisti, così ci vediamo negli occhi, ho scoperto un giovane ed un cantautore molto preparato (ha anche con studi classici), umile e molto intelligente e riflessivo. Gli ho chiesto il suo famoso brano Influencer.
Chi è Jack Tasselli?
Sentiamolo dalla sua diretta voce. Vai Jack, presentati.
All’anagrafe Giacomo Tasselli, Jack per gli amici, sono nato a Firenze nel 1988. Mi piace definirmi come un musicista scanzonato ed eclettico. Un novello menestrello con spirito punk e tante storie in tasca. Ho scoperto la musica da bambino, rovistando tra le vecchie musicassette dei miei fratelli più grandi. Da quel momento i cantanti sono diventati i miei eroi, ho desiderato parlare anche io quel linguaggio e quando ho ricevuto la mia prima chitarra non me ne sono staccato più. Così mi sembra di essere cresciuto con la chitarra in mano: dai campi scout alle serate con gli amici, dai viaggi in solitaria ai concerti nei locali, me la porto dietro ogni volta che posso e mi è servita anche per entrare in comunicazione con i più sperduti abitanti dell’Africa. È come un biglietto da visita, un accessorio che mi identifica alla perfezione. Pochi accordi e poche parole bastano spesso per creare contatto e complicità anche quando non si parla la stessa lingua, la musica fa da ponte alle emozioni. Adoro la musica condivisa, quella che aggrega e che riunisce per cantare e ballare all’unisono intorno alle stesse parole.
Nella musica cerco energia, divertimento e condivisione, ma anche la celebrazione delle emozioni che possono accompagnare un viaggio, un amore, un momento storico, un attimo di vita o un aspetto del tempo in cui viviamo. Ho suonato la chitarra elettrica e composto canzoni in band di generi differenti, dal punk al pop al rock, con le quali ho preso parte a concerti in diversi locali, teatri e piazze d’Italia, ma ho anche intrapreso studi classici da cantante lirico e mi sono esibito come corista professionista in numerosi contesti tra cui la tappa milanese del tour mondiale di Hans Zimmer nel giugno 2017.
Sono il presidente dell’associazione musicale corale Euphonios di Prato, di cui da 10 anni promuovo e seguo le numerose attività oltre a partecipare assiduamente all’attività concertistica. Suono nella band L’Ostile Scout, con cui ho un’attiva produzione di brani inediti e concerti in ogni parte d’Italia all’interno del movimento scout.
Da poco tempo ho intrapreso un percorso cantautorale solista in compagnia di Massimiliano Mancini, creativo scrittore empolese che è co-autore delle canzoni che ho deciso di pubblicare. Si tratta di alcuni brani divertenti ed eterogenei, ironici e coinvolgenti, che intrecciano stimoli e influenze molteplici. Registrati nello studio Musikalmente di Firenze, prodotti da Gianmarco Colzi ed editi da Bumper Muz.
In Viaggio Con Te è stata la prima pubblicazione, Influencer la seconda. Ho intenzione di pubblicare altri brani a brevissimo e raccoglierli in un album nel corso del prossimo anno.
IN VIAGGIO CON TE
Amo viaggiare per scoprire, esplorare e sentirmi parte del mondo ed è per questo motivo che nel 2020 sono partito alla volta del continente africano per una lunga esperienza di volontariato, durante la quale ho registrato le immagini che compongono il videoclip di In Viaggio Con Te. Ho passato 5 mesi nel cuore dell’Africa, in un piccolo villaggio al centro-sud della Tanzania. Ricordo nitidamente l’arrivo, il caldo afoso, il senso di spaesamento e lo sguardo curioso con cui osservavo per la prima volta questo mondo nuovo con il mio bagaglio di domande: come vive questa gente? Cosa pensa, cosa sogna? Quanta distanza c’è col nostro mondo? Perché qui non è arrivata quella che noi chiamiamo evoluzione? Hanno ragione loro o abbiamo ragione noi?
Poi ricordo anche la partenza, i saluti, la sensazione di lasciare quella che ormai era diventata una casa, le persone che erano diventate famiglia e una terra che aveva radicalmente cambiato la mia visione delle cose e a cui mi sentivo visceralmente legato. In mezzo c’è stata una delle esperienze più belle e significative che ricorderò. L’Africa mi ha insegnato a vedere ogni cosa da un’altra prospettiva, a cambiare idea, a tenere la mente aperta alla diversità, a conoscere e guardare in silenzio prima di giudicare qualsiasi cosa. Ho messo alla prova i miei limiti e poi ho imparato a lasciarmi andare, sorridendo di fronte alle difficoltà come solo gli africani sanno fare.
Ho speso gran parte del mio tempo nel grande orfanotrofio di Tosamaganga, in cui stanno circa cento bambini perlopiù tra 0 e 6 anni, orfani o abbandonati dalle proprie famiglie perché troppo povere. Il primo impatto con questi bambini è stato fortissimo e tragico: sono sporchi, i più piccoli ricoperti di mosche, non hanno giochi, pochi vestiti, spesso non hanno scarpe, mangiano qualche cucchiaiata di acqua e farina di mais e poco altro a colazione, pranzo e cena. Sono quasi sempre abbandonati a sé stessi. Ho passato ogni pomeriggio con loro inventando dei giochi semplici come rincorrersi, fare le capriole in aria, mimare delle cose buffe, saltare e ballare. l loro gioco preferito era “Simba” (che nella lingua locale, lo swahili, significa leone), come loro mi chiamavano per via dei miei capelli biondi e della barba rossiccia. “Simba” voleva dire che io ero un leone che li rincorreva per mangiarli e loro dovevano scappare.
Tutti però speravano di essere acchiappati da Simba per essere presi in braccio e strapazzati un po’. Ridevano di una felicità totale. Non conoscevano la noia. Poveri di ogni cosa materiale, prendevano con avidità fino all’ultimo briciolo di energia e affetto che potessi donare e me lo restituivano centuplicato. Non c’è stato un giorno in 5 mesi che io arrivando da loro non fossi accolto con un coro di “Simba, Simba, Simba…”. Sono i bambini più sfortunati ma più allegri del mondo.
Tanto altro tempo l’ho passato in un centro per ragazzi di strada della comunità papa Giovanni XXIII, dove si offrivano attività sportive e ricreative a ragazzi che non avevano nient’altro. Lì ho organizzato dei laboratori di musica e ho conosciuto i ballerini di hip hop più incredibili che potessi immaginare. Ragazzi cresciuti per strada, che per strada e a piedi nudi hanno imparato sin da piccoli a ballare e che sognano un futuro nella musica. Per loro mi sono improvvisato videomaker, gli ho creato dei video e gli ho aperto un canale YouTube di cui vanno molto orgogliosi! Con loro ho imparato che basta la forza di volontà e l’energia per sviluppare dei talenti incredibili. E che la musica e la danza sono linguaggi universali che abbattono ogni barriera. Girovagando tra i villaggi e le aree più isolate, mi sono continuamente immerso tra la gente cercando di conoscerne a fondo le abitudini e le tradizioni, entrando nelle case, cucinando e mangiando con loro, cercando di entrare in contatto con l’essenza mistica e magica di questo popolo che ha tanto da insegnarci. L’Africa è il continente più povero e più ricco del mondo: povero di tutte le cose materiali su cui noi abbiamo fondato le nostre sicurezze e la nostra quotidianità, manca l’elettricità, manca spesso l’acqua potabile, manca il cemento e le case solide, mancano le strade, manca il cibo; eppure in mezzo a questa carenza (per noi) totale si riscoprono i sentimenti e i valori umani nella loro naturalezza, potenti e immensi, in una forma che noi abbiamo incasellato in modelli o più spesso attenuato e dimenticato.





INFLUENCER
Influencer: colui che è in grado di influenzare in modo rilevante le opinioni e gli atteggiamenti degli altri in ragione del suo ampio pubblico di followers sui social network.
Una parola di cui non conoscevamo l’esistenza fino a qualche tempo fa, è ora sulla bocca di molti.
Non solo come vestirsi, come truccarsi, come arredare la propria casa, i film da vedere, le ultime
novità in ogni ambito ci vengono veicolate dai social e dagli influencer, sembra quasi che tutta la
realtà e la maniera di viverla e interpretarla sia in qualche modo “filtrata” dal piccolo schermo del
telefono, ridotta in stories di apparente vita quotidiana, catalogata in post, resa scintillante e
divertente e poi condivisa. E tutti noi, inutile negarlo, ne siamo parte… siamo non di rado utenti
compiacenti di questo sistema, che ci porta a passare ore sui social, ipnotizzati dallo scorrimento
delle splendenti immagini delle vite da sogno degli influencer. Ed è scrollando queste immagini
sullo schermo del telefono che sempre più spesso riempiamo ogni nostro piccolo momento libero
a casa, sul treno, in sala d’attesa o tra una conversazione e l’altra.
Il nuovo singolo di J Tasselli, e il videoclip che lo accompagna realizzato dall’autore stesso, gioca al gioco degli influencer: chi intende veicolare la propria musica e le proprie canzoni oggi si trova
inevitabilmente a confrontarsi con il mondo dei social e a dover diventare, suo malgrado, un
influencer. Così il video è costruito immaginando un susseguirsi di instagram stories
(rigorosamente in verticale, fruibili comodamente dal proprio smartphone), condite con effetti e
filtri disponibili sulla nota piattaforma, in cui si vedono veri influencer, finti influencer, improbabili
pubblicità, goffe emulazioni e tentativi più o meno riusciti di attrarre l’approvazione del pubblico
per l’agognata e appagante pioggia di like finale.
E in questo strano limbo tra realtà vera e realtà social ci si chiede dove sia la linea di confine. La
canzone di J Tasselli affronta la questione in maniera divertente ma anche significativa: si può
perdere la testa per un influencer ed esserne ossessionati, si può soggiacere al deludente
confronto con la propria vita banale e ripetitiva, fino al momento in cui però è necessario
svegliarsi, e domandarsi quanta verità e quanta finzione ci sono da una parte e dall’altra. Quanto
c’è di reale nella vita che ci viene mostrata dagli influencer? Possiamo fidarci di quello che
vediamo? O questo gioco ci sta portando ad imitare solo delle realtà illusorie? Vale la pena
prendere a modello chi ci insegna a vivere attraverso costruite immagini effimere che durano 24
ore, le instagram stories appunto, e di cui poi non sappiamo nient’altro? “Nel mondo vero chi sei?”
è la frase centrale della canzone ed è la domanda che il cantante ipoteticamente pone agli
influencer, ai loro adulatori, a sé stesso e in fin dei conti a ognuno di noi. Nel mondo vero chi
sono?
Il videoclip di Influencer ha totalizzato oltre 600.000 visualizzazioni su YouTube!
Scopri il suo profilo su Facebook: https://www.facebook.com/giacomo.j.tasselli